L’intervista Camion, ristorazione e volatili: Piero Pippo e le sue mille vite

■ «La ristorazione è la mia vita, ma ho messo impianti anti-volatili in Vaticano»: Piero Pippo si racconta.
LAURA TORTA
«I miei genitori erano proprietari di un baracchino», ricorda. L’impegno al bar Aymoré e la trattoria, poi trasporti e ambiente. E il Paladino chiude il cerchio
■ Ci saluta con un brindisi «a testa e culo» perché nella vita, come dice, «ci vuole anche quello». E come dargli torto?
Piero Pippo, con il suo giro di storie, ne è un po’ l’esempio. Commerciante, ristoratore, allontanatore di volatili persino per il Papa, ha detto no alla politica per fare spazio a chi ci teneva di più. Uno, nessuno, centomila per scomodare Pirandello, ma senza maschere e con tanto cuore.
Pure la Dama Bianca
Piero, ma come ha cominciato? «Nasco in una famiglia di ristoratori. I miei genitori erano proprietari di un baracchino di legno in piazza Ceriana, dove oggi c’è il bar. Lo frequentavano Coppi e la Dama Bianca: io ero troppo piccolo per ricordare, ma ho sempre respirato quell’ambiente. Ci sono cresciuto. Già nel 1980, perciò, sono insieme a mio fratello Claudio al bar Aymorè di piazza Genova: mi piaceva stare in mezzo alla gente, ma dovevo ancora trovare la mia strada».
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