Dedo, il bar del mattino, il circolo del pomeriggio. Più Panatta che Borg, qualche cuore infranto («anche il mio») e nostalgie della piazzetta vivace
■ Avvertenza: non perdete tempo a cercare sul dizionario Treccani la parola “tiraballe” perché non la trovate.
Comparirebbe di sicuro se qualcuno degli autori del celebre vocabolario fosse alessandrino. O, almeno, se conoscesse Dedo Mantelli, che dei “tiraballe” dice d’essere il principe, erede di una tradizione mandrogna che aveva nel bar Baleta un tempio indiscusso e irripetibile.
E adesso coi social...
Già si dilettava nella presa in giro quando non esistevano i social. Ora, con Facebook, trova una molla che lancia nell’universo mondo la sua voglia di cazzeggio (“cazzeggio” sul Treccani esiste), soprattutto trattando di calcio.
Ne dice e ne scrive di ogni. «E mi stupisco sempre di trovare gente che risponde» ammette sghignazzando, mentre saluta ogni avventore che entra al bar Tonino, in spalto Marengo, il suo punto di riferimento per il caffè della mattina.
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